UN SETTORE IN ESPANSIONE
Per Bigdata si intende una raccolta di dati informatici così estesa in termini di volume, velocità e varietà da richiedere tecnologie e metodi analitici specifici per l'estrazione di valore.
In riferimento alla capacità di analizzare ovvero estrapolare e mettere in relazione un'enorme mole di dati eterogenei, strutturati e non strutturati.
Questa procedura ha come obbiettivo di scoprire legami (correlazioni) tra fenomeni anche apparentemente non collegati in modo diretto, individuare nuovi trend, ed è utilizzata anche per misurare le performance aziendali.
Questa branca della scienza dei dati, ha acquisito con lo sviluppo dell'internet of things un ruolo sempre più rilevante.
Noi tutti nella vita di tutti i giorni creiamo inconsapevolmente un'enorme quantità di dati.
La provenienza dei Big Data non è una sola: i dati arrivano infatti da numerose fonti di diversa natura, come sistemi di transazioni commerciali, database dei clienti, cartelle cliniche, applicazioni mobili, social network, repository di ricerca scientifica, dati generati da macchine e sensori in tempo reale appartenenti all'Internet Of Things.
Quindi nel momento in cui paghiamo con la carta di credito, mettiamo like ad un post, o accendiamo in GPS per arrivare ad una località, stiamo inconsapevolmente generando dati, che dicono qualcosa sui nostri gusti e sulle nostre abitudini.
Con la nascita dell'Internet Of Things e il proliferare delle tecnologie come gli smartphone, oltre che un accesso ad internet di quasi la totalità della popolazione nei paesi sviluppati, la mole di dati raccolti è cresciuta esponenzialmente col passare degli anni.
Secondo Economist si è passati da un volume in circolazione di 281 Petabyte nel 1986 a oltre 650 Exabyte nel 2014.
Tutto ciò ha reso sempre più interessante l'analisi e la raccolta di dati alle organizzazioni di qualsiasi tipo, come aziende alla ricerca di trend da parte dei consumatori, ma anche istituzioni statali e governative, con scopi anche molto diversi.
Sempre l'Economist ha stimato da parte delle aziende investimenti pari a 15 miliardi di dollari negli ultimi anni, per lo sviluppo di software, con lo scopo di gestire e analizzare grandi moli di informazioni.
I RISCHI PER LA NOSTRA PRIVACY
La crescita dell’industria dei dati è stata così rapida e dirompente in tutti i settori economici, che la regolamentazione in materia non ha tenuto il passo.
In molti si sono chiesti se rendere la vita delle persone calcolabili e elaborare informazioni di qualsiasi tipo sia etico, e fino a che punto le organizzazioni che operano in materia si fossero realmente spinte nell’analisi dei Big data.
Il problema è diventato evidente agli occhi delle istituzioni, quando si è iniziato a comprendere che gli algoritmi che governano i social network ,che tramite le informazioni raccolte, sono in grado di proporre in odo meccanico contenuti ritenuti in target con l’individuo specifico, possano in realtà influenzarne il comportamento.
I principali rischi sono:
- Essere sottoposti a contenuti, non solo pubblicitari ridondanti e manipolatori
- L'utilizzo dei dati raccolti da organizzazioni governative a scopo di spionaggio
- Rischio di esclusione per chi si rifiuta di aderire ai media sociali, fenomeno conosciuto come lock-in
Nel 2018 con lo scandalo Facebook; è emerso che una società che analizza Big Data, la Cambridge Analytica, ha usato i dati personali di milioni di utenti Facebook con lo scopo di influenzare l’opinione politica.
La società avrebbe usato i dati per condizionare l’opinione pubblica durante le elezioni in diversi paesi, tra gli Stati Uniti nelle votazioni del 2016.
Per questo motivo Facebook è stato accusato di non tutelare la privacy dei suoi utenti, e nel 2018 ha dovuto pagare una multa di 5 miliardi di dollari.